mercoledì 28 giugno 2017

I COLORI DEL BRASILE NELLE TELE DI ALEMAO, IN OSSOLA


ALEMAO


L’opera del pittore brasiliano è composta da una serie di tele di medie e grandi dimensioni, dipinte con colori acrilici e con colpi di bombolette spray, il cui motivo costante riprodotto in tutti i quadri è la bicicletta, ma variano i personaggi che la pedalano: uomini, donne, anziani e anche animali, contornati, in un caleidoscopio di vivaci ed energici colori, da pupazzetti, palloncini, strumenti musicali e altri oggetti bizzarri.







Una ricerca, questa di Alemao, supportata da una tecnica pregevole, tra un surrealismo magico e una ludica suggestione nell’afflato incantato dell’infanzia. Segni, immagini, esuberanza cromatica – che probabilmente l’autore si porta dietro dalla sua giovanile esperienza di graffitaro – sembrano svelarci una rappresentazione gioiosa e visionaria della vita, come potrebbe accadere in un ipotetico circo onirico che ci mostra una realtà gioconda, ma lontana dall’essere raggiunta. In questo territorio fiabesco, c’è un universo stravagante di personaggi, avvolti in vere e proprie orde di indumenti vuoti di corpo, dimezzati o ridotti a sparpagliate marionette senza fili. Questi fantocci privi di volti e di conseguenza di idee, per come il pittore li trasfigura e ce li porge, prendono forma sulle tele in arguti e vivaci racconti.







Una ricerca, questa di Alemao, supportata da una tecnica pregevole, tra un surrealismo magico e una ludica suggestione nell’afflato incantato dell’infanzia. Segni, immagini, esuberanza cromatica – che probabilmente l’autore si porta dietro dalla sua giovanile esperienza di graffitaro – sembrano svelarci una rappresentazione gioiosa e visionaria della vita, come potrebbe accadere in un ipotetico circo onirico che ci mostra una realtà gioconda, ma lontana dall’essere raggiunta. In questo territorio fiabesco, c’è un universo stravagante di personaggi, avvolti in vere e proprie orde di indumenti vuoti di corpo, dimezzati o ridotti a sparpagliate marionette senza fili. Questi fantocci privi di volti e di conseguenza di idee, per come il pittore li trasfigura e ce li porge, prendono forma sulle tele in arguti e vivaci racconti. (estratto dalla recensione di antonio davossa)
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