Quando accampi motivazioni surreali per azioni altrui, hai fallito.
Non si tratta di svelare verità celate ma di presunzione.
E soprattutto, quando scegli a tuo supporto, in questa campagna di denigrazione con cui stai cercando di salvare la faccia, la stessa persona che pretendevi di imporre come “comunicatore unico”, come “portavoce supremo” della nostra città di cui lui tutto ignorava e tutto ignora, hai fallito.
Devi sapere, Elisabetta, che il 23 ottobre 2023, giorno del mio 73esimo compleanno, decisi, ed annunciai alla città di Orta con una festa presso “La Piccola” cui tutti erano invitati ed a cui molti parteciparono, che non mi sarei mai più ricandidato a sindaco, Ritenevo fosse ora di lasciare spazio a forze nuove. Questo momento, questa informazione che evidentemente ti è sfuggita, annulla da sola tutte le tue insinuazioni circa mie recondite aspirazioni. Taci, Elisabetta, smetti di farti male da sola.
Quando ti ho candidata credevo davvero che “la figlia del nostro Dr. Tromellini” fosse degna di divenire il nostro sindaco. Ignoravo quanto fossi insicura, insicurezza che hai subito mostrato appena eletta, con quell’atteggiamento di superiorità e scostanza nei confronti della gente che te ne ha alienato immediatamente le simpatie. Abbiamo cercato di aiutarti a superarla prendendoti per mano, accompagnandoti fra la gente, creando momenti di incontro, consigliandoti. Ma non hai voluto capire.
Ci hai visti forse come diversi, come un pericolo da cui proteggersi. Non ci comportavamo come i milanesi cui eri abituata. Eravamo soltanto gente fra la gente. Quindi sei ricorsa ad una figura di cui - forse erroneamente - ti fidavi, qualcuno che potesse farti sentire “al di sopra degli altri”, insinuandola fra te e noi, i tuoi concittadini. Un milanese come te.
Così da una tua debolezza inizialmente sanabile è nato un errore di valutazione che ti ha condotta alla rovina.
Per gestire il nostro paese, la nostra gente, Elisabetta, occorre conoscerci. Siamo una piccola realtà, con le piccole pretese di una piccola realtà. Non si gestisce Orta come Milano, né un comune come un’azienda. Qui la gente si conosce tutta, qui la gente vuole parlare direttamente con chi ha eletto e la rappresenta non con qualcuno che cala dall’alto “principi di comunicazione” copiati da libri di management aziendale, che decide autonomamente cosa gli eletti e i dipendenti possano dire e cosa non dire. Orta non è un’azienda, non è “la tua azienda” non è l’azienda di un estraneo che non ne conosce la realtà ed il cuore e non ha nemmeno la modestia e l’intelligenza necessaria per collaborare anziché imporre.
Te lo abbiamo detto, te lo abbiamo ridetto. Non hai voluto ascoltare. “Qui comando io” era il tuo motto ed ancor peggio “Qui comando io per interposta persona, tramite “l’estraneo” di cui mi fido”. Quanta insicurezza c’è in te, Elisabetta!
Era questo il “cambiamento” che tanto affermi di aver auspicato? Un “comunicatore” dietro cui trincerarsi, le innumerevoli foto per farti ammirare con la fascia tricolore, l’eterno “qui comando io” e anche quella odiosa frase dei primi incontri con il Gruppo: “potrete non essere d’accordo, ma la mia sarà la parola definitiva”. Ricordi di avercelo detto spesso? E’ vero, riflettendoci ora avremmo dovuto subito intervenire, ma non si pensava di arrivare a tanto.
Non un pensiero per le necessità dei tuoi concittadini quando chiedesti al comune di investire migliaia di euro per acquistare nuove poltrone per il tuo ufficio. L’arredo esistente non lo ritenevi alla tua altezza. Lo erano invece le passeggiate utili solo a sfoggiare i “segni del potere”, l’auto elettrica del Comune o l’inutile impiego della “pilotina” per cui si dovette pagare straordinario al pilota della barca?
E come non ricordare la tua mancanza di rispetto per amministratori, dipendenti, cittadini e le tue assenze clamorose, non certo passate inosservate, a eventi di cui la Città di Orta San Giulio era parte?
Non avresti dovuto meravigliarti se alla fine l’80% del Consiglio si è ribellato. Credi, non è facile decidere di dimettersi dopo aver tanto lottato per qualcosa in cui si credeva. Siamo delusi, fortemente delusi, Tu ci hai fortemente delusi. Perché hai fallito.
Perché tu ed il tuo “comunicatore” - che evidentemente tutto sa fare (forse) tranne che comunicare (perché se avesse saputo farlo non saremmo giunti a questo punto) – avete fallito.
E avete fallito talmente in fretta che probabilmente avete battuto il record del sindaco con la più breve permanenza in carica.
Ora pensi di ripresentarti? La cosa ci fa estremamente piacere. Perché, Elisabetta, fallirai di nuovo. Fallendo ora, come hai fatto, e fallendo in futuro, confermerai che abbiamo fatto la cosa giusta nel dimetterci e nel chiudere così la tua triste e fortunatamente breve esperienza.
Ora se vuoi, continua ad invadere le redazioni dei giornali e le case degli ortesi con i tuoi “J’accuse”, con comunicati, interviste, lettere aperte. Vorrà dire che ci vedremo costretti a rispondere e la verità di cui i cittadini verranno a conoscenza e che dimostreremo con documenti e fatti non ti piacerà. Ma giustamente, i cittadini hanno il pieno diritto di sapere e venir informati, non certo unilateralmente, non certo con accuse inventate e indimostrabili, non certo con supposte approvazioni del tuo operato da parte di terzi, altrettanto inventate ed indimostrabili. Hai fallito e neppure arrampicandoti sui vetri come stai facendo riuscirai a cambiare questo fatto.
Non temere Orta sopravvivrà anche senza di te. Orta vive da quasi duemila anni, cosa sarà mai una sindaca in più od in meno? Cosa saranno mai sei mesi di attesa per un nuovo e ci auguriamo migliore sindaco? La nostra Orta continuerà a risplendere di luce propria. Il suo futuro non si arresterà, è nelle mani della sua gente, nella sua bellezza, nel suo lago, nei suoi monti. Non merita di stare in quelle di chi pretende ed impone senza conoscerla.
Torna a Milano, Elisabetta, torna fra quella gente che per proteggersi ed affermarsi ha bisogno di “comunicatori” che inventino realtà e verità alternative. Nasconditi fra tutti quei “manager” insoddisfatti ed arrivisti che popolano le grandi città.
Chiudo questa triste nota con il vostro ultimo errore di comunicazione. Avete sottolineato “il terribile tradimento da te subito” pubblicando un quadro che rappresenta la “fine di Giulio Cesare”. Ma sai, ma sapete, tu e il tuo “comunicatore”, perché Giulio Cesare è stato ucciso? Perché si era appena autoproclamato “dittatore a vita”. Voleva decidere ogni cosa senza ascoltare nessun altro....... e il Senato di Roma non è stato affatto d’accordo. È vero, c’è una certa somiglianza con la tua situazione. Però, al tuo posto, non la sottolineerei troppo....
Auguri per il vostro futuro a Milano. Come avrebbe detto Giulio Cesare “Vale (addio), Elisabetta, Orta vos salutat”.